io ti ritrovo
ombra solitaria in terra umida
di spalle
come allora
muto come sempre.
solo il vento tra i capelli
mi dice che tu sei vivo
come la terra
che ti ama i piedi
l'erba che accarezza le tue caviglie.
ti ritrovo ora
come allora
di spalle e muto.
non per me.
mercoledì 10 ottobre 2012
domenica 7 ottobre 2012
ALLUCINAZIONI
Sono anni che lo conosco, cinque. Mai visto. Parliamo da cinque anni, scriviamo da cinque anni. Tre anni fa per la prima volta ho sentito la sua voce; che sento più spesso adesso, con toni sempre nuovi. Lui mi parla. Io parlo a lui. Lui sa della mia vita. Io della sua. Ha un biglietto del treno per me andata-ritorno in giornata; mi viene a prendere in stazione e mi porta nel suo ufficio: nel suo. Sarò seduta su una sedia durante il suo orario di lavoro; zitta. Gli preparerò il caffé, se lo vorrà, andrò a prendergli da mangiare se ne avrà bisogno. Tutto è diverso. Posso vestirmi come mi pare, ha detto. ancora non so che tempo fa. Ci si arriva in ascensore al suo ufficio, la mia sedia è lì dove doveva essere, comoda, dice lui. Lui non mi parla più: le parole le abbiamo dette tutte, le conosciamo, ne sentiamo l'odore da lontano. E la sedia non è comoda dopo un po', e io non posso muovermi; rami di corteccia cerebrale, la sua, mi avvolgono e segano polsi e caviglie. Sono libera, dice, posso andare in bagno, dice, se ne ho bisogno; vado. Cammino, ma è quasi ora: sento la gente che si prepara, le sedie che si muovono, porte che si aprono e chiudono. Il bagno è pulito. Quando torno lui non c'è, io devo aspettarlo, ha detto, seduta sempre, lì. E' un'allucinazione, una bolla di sapone, una striscia di moebius ed io vado. In stazione, di nuovo.
mercoledì 26 settembre 2012
IO, PERO', VOGLIO L'AMORE
Io, però, voglio l'amore. Voglio il desiderio irrefrenabile di baciarsi tra la folla fottendosene del mondo; le risate da bambini; la mollezza del dopo sesso; le parole fino a consumare la lingua. La lingua, sempre, quasi come strumento per visitare il mondo, e gli odori, i sapori, i respiri. Il dolore di un cuore che scoppia; una fica gonfia che finalmente esplode. Io voglio l'amore. La vicinanza della pelle, sottile come un'anima, la carezza sulla schiena curva piegata dalle nefandezze del mondo; quel velo sugli occhi dato dalle stanchezze; una mano sempre calda e aperta. Io voglio l'amore. Scarpe da ginnastica per le gite fuori porta; i capelli fatti dal parrucchiere e una torta; cene con gli amici e poi i silenzi carichi di molte parole. La pioggia che bagna tutto e il regalo di un maglione asciutto; una colazione a letto; le giornate perse per uffici cancellate dal mischiarsi dei corpi. I corpi prima di tutto per risolvere ogni problema dell'anima. Io, però, voglio l'amore.
domenica 2 settembre 2012
Non la proveremo mai, questa cosa insieme. E non so neppure se mai mi succederà di aver voglia di provarla con qualcuno. Il bello del fantasticare è che la fantasia ha un suo spazio privato, tutto suo, ha diritto di prelazione su tutto, sui pensieri molesti, su quelli tristi, su quelli noiosi. Ti salva le giornate, ti risolve la vita quando ti sembra che non ci sia più nulla da risolvere. E soprattutto non esige di diventare realtà; perché il bello è proprio quello: che ogni fantasia resti fantasia, che mai le cose potrebbero essere così perfette se diventassero vere. Nemmeno tu.
venerdì 24 agosto 2012
E' folgorazione improvvisa, la fine.
Sei al telefono, con la gente che ti passa intorno, rumori di fondo di città paesi campagne mai visti, odori di genti stipate alla ricerca di felicità immediate. E tu al cellulare, perché parlarsi non era possibile, un po' per la lontananza, un po' per volontà non reciproca. Le decisioni in amore raramente si prendono in due. Al cellulare la sua voce, quella di sempre, forse più seccata del solito, per le continue domande: a questo punto tu, donna, dovresti aver capito, e lo hai fatto, ma non può bastare. Il non dire (l'evasione verbale dovrebbe essere considerata reato) non è sinonimo di comunicare realtà dolorose: il dolore si ha voglia di toccarlo, una donna ha bisogno di toccarlo. Ha necessità di sentire le parole "non ti amo basta vai via cosa vuoi non ho nessuna voglia di vederti stavo solo scherzando ci hai creduto?", non di essere trattata male: no, non di questo. La verità, quella abbastanza pesante da essere cemento legato ai piedi che affonda i corpi e libera l'anima. La verità, quella che neppure lui conosce, quella che non esiste, capitolo di racconti mitologici che nessuno legge più. E tu col cellulare in mano, e nessun senso più nella testa; Tu col cellulare in mano, àncora di una realtà, l'ultima rimasta. Bisogna aggrapparsi per resistere. Lascialo stare, lui, basta domande a cui non può e non sa rispondere; dagli solo le tue risate, quelle voleva, e un letto di carne su cui fantasticare di orgasmi da film. Sei la cattiva della situazione. Tu. E lui non è più LUI.
lunedì 6 agosto 2012
NON POTREI
Non potrei starti accanto in modo normale
Gli altri si accorgerebbero
dei respiri che tremano
degli occhi che ballano
degli abiti impazienti
Non potrei starti accanto in modo normale
Gli altri vedrebbero
le carni che si cercano
i peli che si annusano
i liquidi mischiati addosso
Non potrei starti accanto in modo normale
Ma niente altro vorrei più di questo.
lunedì 30 luglio 2012
SUCCEDE
Succede una cosa strana, succede a me, quando la persona a cui tengo, quella che amo, mi fa uno sgarbo. Io non riesco a dimenticarlo. Quella ferita , piccola, insignificante, resta lì dondolante come il sacco che continua ad oscillare dopo che lo si è colpito. Resta lì invisibile e muta all'altro. Ma io lo vedo, quello sgarbo, come una presenza fisica reale e così quando succede ancora e ancora, l'aria si riempie di tutte queste cose fastidiose e maleodoranti finché non riesco più a tollerare (che poi c'era un periodo nella mia vitaverso i 22 anni in cui tutti avevano il vizio di dire che il verbo tollerare è già di per sé non solo da non dire ma proprio da non pensare) quell'olezzo. Non riesco a scordare tutti quei dolori inferti senza ragione, quelle frasi pungenti che non hanno motivo di essere dette se non per ferire, quei silenzi, quella indifferenza, quelle lontananze che non sono fatti accidentali, ma scelte. Non riesco a dimenticare il dolo, ecco.
E succede, succede a me, che così di punto in bianco, il mio fisico oltre che al mio cuore, mi impedisca di provare quello che sentivo prima, come se l'affetto, l'amore mi fossero interdetti di colpo. Solo la tristezza rimane, per non riuscire bene a ricordare quel sentimento, come mi faceva sentire, i tremori dell'anima mia in quei momenti, la felicità pura di bambina. So che c'era, ma oramai è solo un'ombra; tremenda. Devastante.
giovedì 19 luglio 2012
Non fraintendermi. Era una battuta. Ci pensavo ieri sera (come se mai potessi smettere di pensare, ma): senza voce è tutto più semplice, scorre tutto meglio. Senza la tua voce che mi ha recuperato pure dalle furie più nere, in momenti in cui mi ero giurata di farti fuori in mille modi dopo esser rimasta per giorni nel limbo della dimenticanza. Senza voce è meglio. Adesso guardo le vostre foto e mi piacciono; le guardo e la nausea non si aggrappa allo stomaco; le guardo e riesco a vedere persino i vestiti. Vedo due persone che stanno bene e basta. Poi, solo dopo, arrivi tu, ma quasi come sogno, come dimensione giocata, come pulsante generalissimo di OFF.
Tutto questo per dirti che nonostante l'apparenza delle mie parole, il vedersi o il rivedersi non è tra le mie priorità.
Tutto questo per dirti che puoi usare tutte le parole che hai voglia di usare.
lunedì 16 luglio 2012
INEVITABILE
Quando un giorno finirà, finirà così come è cominciata: in silenzio. Nessuno se ne accorgerà forse neppure noi, che a quel punto ci saremo arrivati trascinati, quasi portati dalla corrente alla quale non abbiamo mai chiesto di indicarci la rotta. Sarà estraniante e irreale come vedersi volare via la falange di un dito, un piede intero, un braccio. Lo spavento, più che il dolore, nel vedersi smembrare senza poter opporsi; la perdita pacifica di qualcosa che è nostra, di qualcosa che siamo sempre stati noi, e che non siamo più. Inevitabile come il tempo che trascorre, e la pioggia che cade quando non dovrebbe.
Quando un giorno finirà saremo già tanto lontani da non accorgercene immediatamente; eppure, per tutto il resto della nostra vita, avvertiremo la mancanza forte, carnale, come dell'uomo a cui prude una gamba che non ha più.
domenica 1 luglio 2012
NO MORE WORDS
Io credo nelle parole, nella loro santità; non usarle più con me, né io le userò con te. Oppure usa solo quelle come "casa", "macchina" e "porta": parole che non fanno male. Tu le dicevi e pensavi ad un sogno che non era me, ed io tra voi due nel luogo sbagliato. Cercherò di non pensare a gli "amore", "incontro" e "voglia" che hai usato fino a farle diventare lise. E i sussurri; no, non sussurrare, anche i sussurri sono pericolosi adesso. E' necessaria più distanza, più di quanta non ce ne sia oggi, e molto silenzio per proseguire vivi. Incolumi è impossibile. Niente più parole. Niente più parole.
lunedì 25 giugno 2012
BRAVI SEMPRE
Siamo stati bravi a trovarci; tu, principalmente, mentre io ero persa ancora dietro vecchie ferite. Siamo stati bravi ad amarci, a lungo, senza ritegno, e con tutte le parole possibili. Col tempo, siamo diventati anche bravi nel nutrirlo quell'amore fatto di distanza, di acqua sgorgante, di risa, di mani, di occhi. Tutto c'era, e ancora c'è. Ancora. Poi, poco alla volta siamo diventati i migliori a lasciare la presa, a recitare copioni di coppie in crisi, di "non ho più il tempo per questi giochi", a riempire agende di appuntamenti, qualsiasi cosa pur di non pensare a quel noi. NOI. Ora che siamo arrivati a scaraventarci bicchieri di sale addosso, a storcere il naso davanti a ogni suono scritta segno, a fingere l'indifferenza, ad analizzare solo la mancanza, adesso sì, siamo da oscar.
martedì 12 giugno 2012
CINQUE
Mi ritrovo sempre nello stesso punto della città, vicino, ma non proprio, all'angolo di un giardinetto abbandonato ai bordi della parte vecchia. Per cinque minuti ogni giorno io aspetto te. Da qui non ci passa quasi nessuno, solo qualche auto che si dirige verso il mare. Aspetto. So che non verrai, e non potresti, dal momento che tu non lo sai. Ho contato prima gli alberi, poi i fiori selvatici, poi i pezzi di muratura sgretolati che facevano parte di una panca al centro. Io conto. Le foglie secche vicino ai miei piedi; i formicai; i pezzi di carta buttati per terra. Conto fin quando non arriva il momento di andare. Ora.
lunedì 11 giugno 2012
Sì,
sono arrabbiata; no, non lo sono. Sì, sono delusa; no, non lo sono. Sì
sento una tristezza senza fine; no, non sento niente. Ora ho solo memoria di
tutte le tue bugie, delle parole dolci dette non so neppure per quale
motivo. Dei tuoi (finti, credevo) sberleffi, delle tua risa; chissà
quante volte avrai pensato a me ridendotela sotto i baffi. A tutto ho
creduto, come una stupida, persino al fatto che tu non avessi letto la
mail perché avevo sbagliato la casella a cui spedirla. A tutto. Perché sono sempre io a sbagliare. Cretina infinita impastata di carne che va a male. E
ancora non ho capito che diavolo vuoi da me, perché non è il sesso, ed è
questo che mi ha sviato la maggior parte delle volte, sai. E allora cosa? Una persona con cui confidarti? No,
perché non lo fai più. Una di cui correre in aiuto? Neppure; devo
proprio farmi sentire affranta per ricevere una telefonata da te, o una
tua mail. E allora cosa? Non hai bisogno di clown perché ne sei
circondato, di persone che non fanno altro che ridere e scherzare e
divertirsi e spassarsela tutti insieme per dimenticare ognuno le sue
solitudini. E allora cosa? Cosa? Cosa? Ma andrò a letto senza risposte e
non ne otterrò da te. Non hai mai voluto rassicurarmi, non potevi
farlo. Tu resti l'incontro bellissimo e terribile di cui per sempre e
fino alla fine avrei fatto volentieri a meno. Forse.
giovedì 7 giugno 2012
UGUALI
Siamo uguali
Io e te
Stesi uno accanto all'altro
Solo con le mutande addosso
Siamo uguali
Tu ed io
Pelle carne e respiro
Solo le stanchezze son diverse
Per me ancora quasi nuove
Per te presenze indisponenti
martedì 5 giugno 2012
Le parole colano, si perdono e poi non le ritrovi più. Come la mia saliva che ti bagna tra le cosce, colate come il tuo sperma caldo nella mia bocca. Resistono ancora un po' nell'aria come la eco di quel cupo suono che nasce dalla mia gola ogni volta che tu entri per quel breve tempo infinito. Si aggrappano speranzose nella tua carne dove prima erano le mie unghie, i cui segni già scomparsi sono. Riscaldano come il tuo alito sul mio collo, nelle orecchie, sui lobi, sulle tempie: è fuoco. E colano ancora. E di nuovo.
Le mie, ora, sono probabilmente finite dove già erano le tue. In fondo al buio.
giovedì 31 maggio 2012
Quante probabilità ci sono di incontrare l'uomo giusto e di vivere
felici e contenti? Pochissime, credo, pur non intendendomi di
statistica. Più probabile essere investiti da un aereo, pestare chissà
quante volte le feci anche di animali non
comuni, trovare un capello nel piatto, unghia spezzate facendo l'amore
una quantità spropositata. Insomma persino il proverbiale terno al lotto
sarebbe un desiderio più facilmente esaudibile. E allora cosa? Si
rinuncia? Si smette di cercare? Si pesca nel mucchio il meno pegggio di
tutti? No. Non si può. Ho sempre pensato che per ogni essere umano
accoppiato male ce ne sia un altro a cui è irrimediabilmente negata la
possibilità di trovare il suo perfetto. Quindi basta andare a casaccio,
accontentarsi di stare sereni, progettare una degna vecchiaia. Basta.
lunedì 28 maggio 2012
Non ci credeva nessuno in questo amore. Tranne me. E te, che te ne prendevi cura in un modo tutto tuo, ma che mi era bastevole.
Non ci credeva l'amica, che mi voleva bene; non il fratello che desiderava un uomo con cui mettessi su famiglia; né l'ex fidanzato poi amante che mi vedeva continuare a sbattere contro gli specchi. Io ero lì a difendere le mura armata fino ai denti; ero lì a fare provviste per l'inverno, a riempire il nido, a fare progetti, ad aspettare. Sempre lì, sorda al vociare, alle risa di scherno, alle inutili urla.
Ma il tempo passa e nessuno crede più alle favole. Né tu. Non io.
mercoledì 23 maggio 2012
VAI VIA
Niente è reale quando siamo qui, io da questa parte dello schermo e tu dall'altra. Mai conoscerò l'espressione del tuo viso mentre pronunci la parola casa, o latte o auto. Tutto è nascosto ai miei occhi, e oramai anche alle mie orecchie. Posso solo immaginare una pausa, come un respiro più profondo per ogni tuo accapo, o un tono più alto per ogni parola scritta con la maiuscola; il tuo avere fretta quando invece di rispondere vedo comparire una faccina. La realtà non esiste mai qui, e non è mai esistita se non nel mio pensarti o nel tuo svelarmi la forma che tu volevi io vedessi. Quando cambierai ancora, in meglio o in peggio, io non lo saprò; continueranno ad apparirmi di te solo lettere, punti e virgole, ordinati in modo diverso. E sarà forse solo lo schermo eternamente bianco, intonso di ogni segno che per me è stata emozione a urlarmi quello che adesso tu solo mi sussurri: "vai via".
domenica 13 maggio 2012
FIABA DEI PEZZI PICCOLI
- "Raccontami ancora la storia della tua collana..."
- "Un giorno un uomo, tossendo, sputò dalla bocca un pezzo del suo cuore: era grande quasi quanto un boccone, meno di un sasso, ed era scuro come la terra, morbido come un pezzo di pane. Lo poggiò in una ciotola e mise la ciotola accanto al letto. Ogni volta che era felice il cuore diventava più chiaro, quasi luminoso, e lui stesso si sentiva diverso, più forte. Incontrai quell'uomo e ci amammo per un giorno intero, e alla fine di quel giorno lui decise di regalarmi un pezzo di quel suo cuore e, legandolo, ne fece una collana."
- "...ma zia, è un pezzo piccolissimo, però..."
- "Quell'uomo aveva paura: credeva che se me ne avesse donato un pezzo più grande, o anche tutto, lui sarebbe rimasto senza. Temeva che dopo non sarebbe più stato libero, che sarebbe stato vulnerabile, che il resto del suo cuore sarebbe morto e che avrebbe perso tutto quello che aveva."
- "...ma lui non sapeva..."
- "No, è vero, lui non sapeva quello che sappiamo io e te: che quando si dona il cuore, non si può restarne senza; lui ignorava che la ricchezza sta nel dono, e che solo l'amore resiste alla morte."lunedì 7 maggio 2012
Avrei voluto che fossi tu l'ultimo uomo che io avrei amato: quello della vecchiaia, della demenza, delle risate, della pensione, del divertimento, del rimboccarsi ancora le maniche. Ma no. Niente amore niente casa niente bambini niente niente niente. Ci vogliono occhi buoni per guardare al futuro, per sapere che anche senza volerlo ci sarà un altro amore o qualcuno che si spaccerà per tale; ci vuole un cuore forte per accettare di non essere ricambiati; buone orecchie per sentire che non c'è più nulla da sentire; mani poco salde per allentare la presa; un modulatore di volontà che aiuti a venirne fuori come solo il migliore dei whisky può fare. E io credevo che LUI fossi TU: per le tue mani così simili alle mie; per la nostra cicatrice; per i dolori, i muscoli, le parti che si rompono all' unisono; gli occhi ancora uguali. Ci avrei giurato, scommesso l'ultimo euro che mi resterà forse dopo aver buttato all'aria la mia azienda. Dovevi essere tu maledizione. Avrei voluto proprio che l'ultimo fossi tu.
lunedì 23 aprile 2012
LA MIA AMICA
E' cominciata così. La mia amica ha detto che un uomo come te non ha niente in comune con una come me. La mia amica ha detto che io sono troppo piccola per te. Io ho detto che le donne sono più mature degli uomini. La mia amica ha detto che non è il tuo caso, che tu sei maturo. La mia amica dice che quando ti avvicini ai cinquanta tutto cambia. Io le ho detto che lo capisco. La mia amica dice che no, non posso capirlo, che posso razionalmente cercare di farlo, niente di più. La mia amica ti stima perché non mi hai mai raccontato storie; non mi hai mai detto "sì, tutto quello che vuoi" e "io ti amerò per sempre". La mia amica dice che è meglio così, che tu sei troppo lontano e che io sogno troppo ad occhi aperti. La mia amica dice che non poteva essere altrimenti, che è stato un bene che non sia successo niente di irreparabile quando abbiamo fatto l'amore. Io ho detto alla mia amica che qualcosa di irreparabile è successo per me; anche se non è stata una gravidanza. La mia amica dice che devo considerare chiusa tutta la storia, che devo usare solo i verbi al passato. Io, la storia, quella vera, avrei voluto almeno iniziarla.
domenica 15 aprile 2012
APPUNTI DI SOPPIATTO
Ma che ne sai tu? Che ne sai dei pensieri della notte, delle paturnie, delle allucinazioni che si aprono come squarci mentre cammino altro che i tagli sulle tele di Fontana. Sì, che ne sai? Che ne puoi sapere di come d’un tratto mentre vago mi ritrovo d’improvviso in uno scantinato in cui la luce entra solo da una finestra piccolissima in attesa di te con addosso solo una canottiera, segregata, imprigionata, aspettando che tu mi scopi ancora, nutrita ad acqua e sperma. O di quando penso di essere in auto con mia madre e invece sono a mangiare patatine e tu il gelato sul divano guardando insieme tutti gli Harry Potter. I polsi legati ai braccioli di una sedia mentre tu ti fotti tutte quelle che sei riuscito a caricarti fuorché me; o quando sono al bar e tu sei dentro sempre e sempre e ancora sempre. Da quando ti conosco non esiste una sola cosa a cui non abbia pensato: dinne una (forza, dilla!), io l’ho immaginata esplorando ogni stanza della casa, ogni luogo nel mondo. Tutto persino quello che mai mi sarebbe venuto in mente. Mai. Ed ancora siamo in un parco divertimenti e dopo ho sete e sei tu che mi pisci in bocca. Incinta dei tuoi figli, in gita in barca, a lavorare accanto a te. Ma anche (come fa la mente umana a concepire questi desideri, come fare a non averne vergogna) peggio, come vederti leccare il sangue che sgorga dai 18 tagli fatti sul mio corpo e fino ad avere le mani piene delle tue feci manco fossero creta. Cosa ne sai di un cervello pazzo che impazzisce per qualcosa che non so quando è nato o da dove. Cosa ne sai della paura di non riuscire più a distogliere lo sguardo dal tuo che ancora e ancora mi guarda. Della gelosia della rabbia della voglia che ho di vederti sodomizzare un’altra, ma ti ammazzo se la guardi. IO TI AMMAZZO. Cosa ne sai, ma davvero cosa.
martedì 3 aprile 2012
Amarti è stressante come fare la fila dietro altre quindici persone sapendo che la banca chiuderà prima che arrivi il tuo turno; inutile come cercare di raggiungere il pallone che la corrente porta al largo. Amarti è impegnativo come studiare una materia che odi e che sai non ti sarà di nessuna utilità nella vita. Amarti è disgustoso un po' come inzuppare le patatine nel gelato; faticoso come fare un trasloco di mobili su e giù per le scale da un palazzo di sei piani. Amarti è distruttivo come stare seduti incatenati su di una barca mentre affonda. Amarti non è oramai amarTi perché tu sei un estraneo.
martedì 20 marzo 2012
LE COSE CHE NON HAI CAPITO
Di tutte le stronze cose che tu non hai capito di me la prima è che ti amo. E non ti amo coi "a che ora mi passi a prendere?", e i "dove andiamo stasera?", e i "lo sai che quello ha detto così e colà". No. Ti amo nell'unico modo in cui si dovrebbe amare, nel modo in cui si amavano prima tutte le cazzo di persone che si amano davvero: con scopate che durano una vita, con passeggiate di silenzi e risate infinite.
La seconda è che no, non funziona così, io non posso mettermi davanti a uno specchio e masturbarmi per vedere che cosa divento perché, stupido uomo di città di pietre e cemento, io divento quello che tu hai visto quando sono innamorata dell'uomo con cui faccio l'amore; sono diventata quella cosa con te, trasformandomi in qualcosa qualcuno che era me e te insieme.
E la terza cosa che non hai capito, e che è anche la vera cosa che mi rende folle ai miei occhi e a quelli degli altri, è che non è importante davvero che tu mi ami oppure no, perché io so che per almeno due ore questo è successo. E nonostante mai avessi pensato di pronunciare e di pensare queste parole, l'amore che io provo per te mi rende così irrimediabilmente euforica e felice alle volte da non desiderare niente più: non l'abbraccio e neppure il bacio di qualcun altro. Quello che non hai capito è che sapere che esisti mi ha reso una persona diversa, più serena, più consapevole, più pronta a sopportare le brutture di ogni giorno. E anche se tu fossi all'altro capo del mondo, e lo sei, e se anche non potessi più parlare con te, questo non farebbe differenza alcuna perché (e qui ti rubo una delle tue battute) io sono più felice da quando conosco te. Beh, quasi sempre.
lunedì 19 marzo 2012
giovedì 8 marzo 2012
CERA ROSSA
ti amo tra mille silenzi di conigli traditi,
costretti a portare bavagli di cera rossa sul cuore.
ti amo in mezzo a solidi deserti di carne,
corpi vaganti disabitati.
ti amo con un sorriso da bambola,
gioia dell'animo e nascosto
celato a visi tristi da languore di sentimenti.
e anche io taccio,
a volte, per paura
che questo troppo amore ti ferisca.
peggio, ti spaventi.
di più, che sia carico per te di richieste
che invece non ho.
perché tutto sono riuscita a fare,
in questi mesi,
fuorché non amare te.
martedì 28 febbraio 2012
FIABE DELLA BUONANOTTE
E ora lascia che io ti racconti il mio desiderio. Tu mi vedi e credi di sapere: vedi un viso bambino carico di promesse, acerbo di speranze; credi, guardandomi, che io abbia pudori, che sia riservata, che io mi copra per vergogna. E invece osservami. Avvicinati. Il mio corpo è il mio vestito più bello, l'abito che indosso per parlare con la gente, il modo, l'unico che ho, per poter conoscere questo mondo. Ancora guardami: ti sembra di vedere una ragazzina, ma la mia anima è antica cento e cento anni, magazzino di odori e forme, coppa di ogni mio sentire. E ti sbagli quando pensi che io non mi avvicini a te per timore. Se io ti desiderassi, tu lo sapresti per prima: mi nutrirei della tua distesa di carne tremante, e tu sprofonderesti quieta e vigile in silenzi sopiti come i piedi affondano nella terra asciutta; sapresti del mio desiderio ad ogni tuo deglutire; e guardando le tue mani, esse ti sembrerebbero vuote ogni volta che le mie non fossero lì a riscaldarle. No, corpo perduto, se io non ti ho avuta è solo perché non ti ho mai desiderata; se io non ti ho presa è solo perchè la tua anima non colmerebbe uno solo dei pori della mia pelle lunare; se la mia lingua non è conficcata come un dardo nella tua bocca è perché io so che tu non saresti pronta a contenermi. E ora guardati e guardami: ora sei capace di vedere?
mercoledì 22 febbraio 2012
UNA CUCCIA
Una cuccia. Un abbraccio. Una voce che mi dice che tutto andrà bene; che niente è così brutto come sembra; che ogni cosa può risolversi; una bugia. Cento. Mille milioni di calde cadenti suadenti bugie. Miracoli capaci di far ancora nascere un sorriso. La cuccia, quella che mi hai promesso: niente castelli, niente auto di lusso. Solo una cuccia calda di stracci corpi e respiri e mani che si tengono strette. Dove l'hai messa la mia cuccia ora che ne ho bisogno?
venerdì 27 gennaio 2012
MAI
Ecco, ora lo dico. Forse ce la faccio. Io non sono magra, ma avrei voluto che tu mi amassi. Non lo sono stata mai, come non sono stata mai bionda con gli occhi azzurri, coi capelli lunghi fino al sedere. Mai. Non sono mai stata un'assidua frequentatrice di palestre, e neppure solo frequentatrice, non ho gli addominali e non voglio neppure averli. Ma lo stesso avrei voluto che tu mi amassi. Perché io l'ho fatto. Non ho avuto decine di ragazzi, non ho forse mai avuto neppure un fidanzato vero. Nessuno mi ha mai accompagnato a casa, e poi venuto a riprendere. Nessun autista, se non gli amici. Ero sempre diversa dalle altre. Non ho mai avuto abiti firmati perché i miei non volevano, e avevo già il seno quando nessuna delle mie amiche ce l'aveva; sono sempre stata fuori moda, perchè la moda dei corpi esiste. Ma credevo che tu mi avresti amato lo stesso. Perchè credevo che tu mi vedessi come io mi vedo. E io mi vedo luminosa. E unica. E generosa come la terra. E non sono fotogenica e neppure laureata e neppure ancora milionaria. Ma pensavo che niente di questo servisse per l'amore. Credevo che solo l'amore servisse per l'amore. E perciò credevo che dopo tutte le tue parole tu mi amassi. Davvero. Ma per l'amore non basta l'amore. O forse non basta a te.
martedì 24 gennaio 2012
CESSIONE DEI 4/5
(per la foto
Fonte: clovenlife )
Io ti do l'anima. Ma non per sempre. Te la cedo tutta completamente intera integra intatta in confezione sigillata. E poi aspetto di vedere cosa ne fai. Se ci giochi, se te la bevi, te la ridi, se la lasci sul ripiano della libreria a prendere polvere o nel cassetto del frigofero tra la verdura e la frutta in attesa di capire cosa vuoi. La puoi dividere plasmare soffiarci dentro fino a farne tanti palloncini. La puoi calpestare con tacchi a spillo da 13 centimetri oppure centrifugare e berla per diventare più grande o più piccolo di quello che sei. Sono il dolcetto di Alice nel paese delle meraviglie. La puoi usare per riparare la gomma bucata della tua bicicletta, oppure semplicemente cederla perché hai capito che la mia è un'anima ingombrante. Seppur leggerissima. Chissà perché non mi aspetto che tu te ne prenda cura; non mi aspetto che per te valga quanto vale per me. Qualunque cosa tu decida di farne, la mia anima non muterà forma, non perderà un grammo della sua ridente forza.
E poi, come sempre, tornerà a me.
domenica 22 gennaio 2012
Ho conosciuto un uomo che metteva in fila parole come fossero perle e ne faceva collane lunghissime con cui ricopriva il mio corpo per proteggerlo dalle brutture dei mondi; ho conosciuto un uomo che inventava le note e me le regalava perché io avessi ninna nanne sempre nuove da ascoltare; ho conosciuto un uomo con 32 denti di sorriso sempre smagliante come fossero mille soli di caldo tepore e di luce abbagliante con i quali illuminava ogni strada che io percorressi. Ho conosciuto un uomo che era tutti gli uomini che avessi mai immaginato più uno, di cui ancora ignoravo l'esistenza. E' stato l'ultimo a fregarmi.
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