venerdì 29 aprile 2011

UN CACCIAVITE PUO' BASTARE


Ehi tu, guarda che ti osservo, stai attento a dove metti i piedi...ehi ehi, ma non l'hai vista la pozzanghera, e più giù lo scalino? ...ma smettila di buttare i piedi a casaccio!...ma come cammini?...quel piede, no anzi, tutti e due i piedi e le caviglie subito sopra...sono miei. Fai attenzione a come li poggi, non voglio rovinarmi le ginocchia a causa tua! Sì perché anche le ginocchia, sì proprio quelle che ti stai toccando ora (ma posibile che tu mi senta?), sì quelle, sono mie...e va bene, anche se c'è vento non stropicciarti gli occhi! ma dove li hai messi oggi gli occhiali da sole, eh? me lo dici? Oggi, sì oggi è un disastro! Mi stai rovinando tutto, perché anche gli occhi (ma quante volte dovrò ancora ripetertelo?) sono miei. E le mani che li sfregano. E le palpebre che ti permettono di ripararti dalla luce. NO! Ti proibisco di morderti le labbra! E che fai adesso??? Oddio, ma ti stai sedendo sulla panchina bagnata? Poi ti rimane il sedere bagnato...e guarda che non hai più vent'anni..non lo puoi fare più di fregartene così, non puoi. Non puoi. Perché da quando ci siamo incontrati tutta la tua roba è mia. Tutto quello che ti porti dietro con ovvietà ha smesso di appartenere a te. Una forbice, un coltello, persino un cacciavite andrà bene per riprendermi almeno un pezzo, e conservarlo al tuo posto...che non è giusto (davvero non può esserlo) che tu abbia così libero accesso ad ogni mia proprietà, mentre non possa farlo io.
Un pezzo di te resterà a me.
La prossima volta.
Stanne certo.

mercoledì 27 aprile 2011

ACHILLE E LA TARTARUGA


Ogni volta che ti allontani è più difficile riprenderti. Ogni volta più faticoso. Ti perdo un pezzo alla volta, con lentezza, ma con metodo, con sistematicità. Ti ricordi di Zenone di Elea? Del suo paradosso su Achille e la tartaruga? Essendo la tartaruga partita prima di Achille, per quanto veloce lui possa andare ci sarà sempre uno spazio tra lui e la tartaruga, spazio che non gli permetterà di raggiungerla. Ecco, tu sei la tartaruga che non raggiungerò mai. E questa certezza invece che scoraggiarmi, mi sprona, non a tentare di arrivare a te, ma a continuare a guardarti, a osservare quel tuo dondolìo lento col quale affronti la vita, a sorridere della tua andatura un po' buffa. Ti volti per guardare se ci sono ancora, ma non ti fermi. Tu hai tutta una vita che cammina con te, te la porti nel tuo guscio, al sicuro dagli sguardi e dagli attacchi della gente, me compresa. E io sono indietro. Tu e il tuo guscio. Io e il mio tallone.

martedì 26 aprile 2011

COSE DA FARE PRIMA DI MORIRE


- imparare a cucinare quello che sanno cucinare mia madre e mia nonna;
- comprare una macchina con un portabagli spazioso (magari un camper);
- tingermi di nuovo i capelli color viola;

- passeggiare mano nella mano con un uomo che viva nella mia stessa città e che magari sia impegnato solo con me;

- perdere cinque chili;

- rendere felici le mie nipoti;

- riuscire a farsi fare un regalo da un uomo senza preoccuparsi che un giorno mi chiederà indietro i soldi;

- visitare capo verde (e magari restarci);
- imparare a fare il calzolaio;

- liberarmi di tutti gli oggetti inutili;

- leggere ancora, ma senza acquistare i libri;

- riuscire a vivere per un po' in una casa sulla spiaggia;

- dormire in tenda e/o sacco a pelo;

- baciare una donna (che mi piace davvero, però);

- riuscire a conoscere le persone mai viste con cui parlo;

- cucinare la torta perfetta;

- avere sempre qualcuno da amare;
-assicurarsi, infine, che tutti i miei pezzi integri e funzionanti siano equamente distribuiti e cercare qualche buon volenteroso che butti i rimanenti resti nella terra, in modo che diventino cibo per gli animali.

giovedì 21 aprile 2011

SOGNI 1


Anche stanotte eri con me ( e sai che novità)...ma nemmeno stanotte abbiamo concluso...la scena era simile a quella di altri sogni: io e te nella stessa stanza d'albergo. Io avevo il solito vestito, sempre quello cucito per te, e dopo essere entrati in stanza mi ritrovavo con le spalle all'armadio e te di fronte a me, quasi in linea con la porta. Ti spogliavo. Dopo di ciò, ferma. Davanti agli occhi l'immagine di un "te" nudo con tutto il tuo bendidio e non sapevo davvero da cosa cominciare: collo, braccia, cosce, culo, testa, mani, cazzo, piedi, palle, pancia, schiena, petto...e così mi sono persa...eri troppo e non sapevo scegliere...e sono rimasta lì a guardarti, allungando ogni tanto il braccio e ritraendolo subito dopo, come un giocatore di scacchi incerto sulla mossa da fare...persa...

mercoledì 13 aprile 2011

TEMPO FA


I sogni cambiano col tempo, i miei su di te intendo, i miei su di noi. Un mese fa, ad esempio, vedevo ancora il colore delle tue calze a causa del jeans rimasto impigliato al bordo delle tue polacchine; le pellicine intorno alle unghie, quel modo che hai di chiudere la fronte. Un mese fa sembra molto più tempo fa, adesso. Continuo a sognarti, ma ti vedo come da dietro ad una porta di vetro molato, ombra tra le ombre ti riconosco ancora per il tuo modo di muoverti, per la curva della tua schiena, che non ho avuto modo di accarezzare. Anche i suoni sono lontani, ma non ovattati, confusi di voci diverse: mi parli a voce bassa come se io fossi proprio lì, come se non fossi oltre. Oppure no. Oppure non sono io la destinataria dei tuoi soliloqui, che forse sono dialoghi. Il vetro freddo mi dona refrigerio, ci appoggio la fronte e chiudo gli occhi. Cullata dal resto di me e dallo spazio vuoto che mi comprime, stretta in questo abbraccio, nel mio. E davvero non so più dove sono.

domenica 3 aprile 2011

SFOGHI (NON CUTANEI) IL DUE


Ho dovuto bere una bottiglia di Gewurztraminer alla tua salute (l'ho equamente divisa con una mia amica e non siamo neppure riuscite a finirla), prima di riuscire a maledirti e a benedirti in ordine molto casuale e molto sparso. Maledico un lavoro che non ti permette (magari sono solo scuse, ci sta pure) di farmi una telefonata neppure quando ho bisogno di parlare con te di cose importanti, e sono comunque costretta ad usare chat di fortuna; benedico quel tuo sorriso, che anche quando non ti vedo, ti si apre a ventaglio sul viso. Quante te ne avrei dette stamattina se soltanto avessi avuto davanti un pc su cui scrivere, e quanto poco invece ricordo adesso di tutte quelle parole, perse in una pesante giornata di lavoro domenicale. Mi ricordo tutto e so tutto, tu non mi hai nascosto niente tranne quello che ti passa nella mente dietro quel paravento che usi da schermo per il mondo (ed è ovviamente lì che vorrei essere, cosa mica nuova, anzi piuttosto banale) e nel cuore, spartito a metà, oppure no, tanto da assomigliare per me ad una stanza con la porta socchiusa di cui intravedo nel buio solo un piccolo spiraglio. Ma forse qualcosa di quelle che avrei voluto dirti stamane ancora mi sovviene: le odio le faccine sorridenti che metti invece di rispondere alle mie domande, odio come le evadi (ma ora non importa nemmeno più), odio come mi fai apparire tutto frutto di un ineluttabile destino ( ma non te l'hanno detto che la vita la scriviamo noi tutti i santi giorni?). Mi devi sempre un caffé, e una passeggiata sulla spiaggia (non sono cose che dimentico facilmente), una colazione a letto, e il tempo per tutti i racconti mai narrati. Mi devi molto e non mi devi niente, perché è vero che promesse non me ne hai mai fatte. Ma se è vero quello che dice un mio amico, che non è necessario chiedere quando si desidera, perché il desiderio espresso equivale ad una richiesta allora io e te abbiamo espresso tutte le richieste possibili.
E me ne sono accorta che da un po' fatichi a dirmi il "ti amo" che prima colava fluido dalle tue labbra. E mi sono accorta che ci sono argomenti che hai rinchiuso dietro pesanti porte blindate: non tanti, no, solo uno forse. Ma non sono un carceriere o un Barbablù con le sue chiavi legate alla cintura: io la tua te la rendo, e guarda, giacché ci sono tento anche il raddoppio cedendoti tutte le mie.
Che di porte, adesso, non voglio più aprirne.

sabato 2 aprile 2011

LA PROSSIMA VOLTA


Continuo ad incollare post-it colorati sui muri per la prossima volta, in modo da non sbagliare e da non pedere nulla: oramai la nostra casa ne è piena ( e tu in fondo mi odi un po' per questo, ammettilo), tanto da sembrare uno di quei pazzi palazzi spagnoli.
Ogni tanto, quando ho un attimo di tregua, me li riguardo così (tu non lo faresti mai), tutti sparsi per casa e li rileggo, con il sorriso a metà...


POST-IT GIALLO sul frigo: la prossima volta, io preferisco il latte parzialmente scremato.

POST-IT ROSA sul cuscino del letto: la prossima volta, dormo sulla parte sinistra del letto (quindi alla tua destra).

POST-IT GIALLO sul tavolino di fronte al divano: la prossima volta, puoi leggere tutti i miei libri, ma guarda che anche se li apri a metà lì in mezzo non ci ho nasosto la coppa del torneo Tremaghi.

POST-IT VERDE sullo specchio del bagno: la prossima volta, preferisco che tu non copra il tuo odore con quel profumo, anche se so che ti piace tanto.

POST-IT FUXIA sul cassetto del tuo comodino: la prossima volta, voglio restare continuamente incinta di te tanto da non contarli nemmeno più i figli che urlano dentro casa.

POST-IT ROSA sui fuochi della cucina: la prossima volta, giuro sarò una provetta cuoca, ma alle patatine fritte non ci rinuncio lo stesso.

POST-IT AZZURRO sulla scarpiera: la prossima volta, decido io quali scarpe entrano in questa casa.
POST-IT GIALLO sul divano: la prossima volta, la domenica non si lavora mai, cascasse il mondo.
POST-IT AZZURRO sulla tv: la prossima volta, scambierò sempre uno solo dei tuoi baci con un film, o simili.
POST-IT FUXIA sulla porta di casa: la prossima volta, succederà sempre quando vedo qualcosa di bello, quando ascolto, quando mangio, quando provo cose nuove che tu sia con me per condividerlo.
POST-IT VERDE vicino al telefono: la prossima volta, la data che hanno stampato sulle nostre carte d'identità NON E' REALE!


Adesso so che tu esisti, che esiste un posto nel mondo nel quale posso trovarti, anche se non so ancora quale. Magari la prossima volta che nascerò, e che tu nascerai, sapendolo non avrai fretta e mi cercherai, come io farò con te. Magari la prossima volta.