lunedì 29 agosto 2011

COZZE MON AMOUR


Sono tre giorni che mangio cozze, oggi quasi mi vergognavo ad ordinarle alla stessa ragazza, nello stesso ristorante e alla stessa ora. Le mangerei in qualunque modo, tranne che crude: le desidero come una donna incinta desidera un alimento in particolare. Ma io non sono incinta. Ho portato il libro, sempre quello: leggere seduta sotto un albero aspettando il cibo è piacevole. Ho appena finito di ordinare e sono tutta presa dal racconto, quando un uomo, seduto dietro di me si avvicina: "mi scusi, sono appena arrivato, e non volevo disturbarla, la vedo così rilassata col suo libro, ma mi chiedevo se le interessasse avere compagnia.." Io sorrido e chino la testa: lui capisce, si scusa e si siede di nuovo al suo tavolo. Continuo a leggere, ma non è facile capire il testo. Non mi era mai successo che qualcuno si proponesse così, perciò mi guardo per capire. Sono vestita con dei pantaloni larghi, una canotta e la mia solita giacchina (in caso avessi freddo, con tutti i nostri 38 gradi); non sono truccata, non porto tacchi a spillo. " mi spiace...avevo promesso di non disturbarla, ma dovevo assolutamente dirle che le sue unghie si intonano perfettamente con l'ambiente circostante...mi scusi ancora, ma non sono riuscito a trattenermi." Sorrido ancora e continuo a leggere. Ha capito che non mi interessa....le unghie...Finita la mia zuppa mi chiede se la ragazza avesse ragione, se la zuppa sia davvero così buona come dicono; gli rispondo che sono tre giorni che vado lì a mangiarla. Altre domande: se sono di lì, se per caso vendo prodotti artistici (sono stati i miei pantaloni di velo larghi a suggerirglielo, mi dice), se ho a che fare con l'arte in genere. Mi viene semplicemente da riflettere sul fatto che forse un uomo non ci pensa tanto su: che non ci debba essere chissà quale ragione per attaccare bottone con una donna. Dopo il dolce e aspettando il conto ancora qualche chiacchera e le scuse "per il suo approccio da turista". Vado via augurandogli una buona serata.

sabato 27 agosto 2011

SOTTO L'ALBERO


Faccio una pazzia, ma sì, vado a mangiare in quel piccolo ristorante di cui mi hanno già parlato: lo consiglio a tutti, clienti compresi e ancora io non ci sono stata. Ho voglia di pesce; arrivo, leggo il menu mentre sono al telefono e vedo che c'è quello che vorrei mangiare. Saluto la mia amica e chiedo al cameriere se posso accomodarmi; lui anniusce. In fondo su più di trenta tavoli solo due sono già occupati; scelgo quello sotto l'albero e aspetto. Fa in fretta ad arrivare, mi porta il menu che io consulto velocemente e mi consiglia due piatti, quelli che io avevo già scelto di prendere: bene. "Il vino?" - mi chiede-. "Il vino no", ho già guardato e hanno solo il vino della casa, e poi uno in bottiglia frizzante: quello frizzante non mi piace e lascio perdere. Metto sul tavolo quello che mi serve: il cellulare e il libro, la borsa a terra. Sto leggendo "Un karma pesante" di Daria Bignardi e mi piace: quando leggo qualcosa tendo ad imitarne la stile narrativo, divento un'imitatrice di parole, chissà forse sono dentro il romanzo e le sue frasi sono corte decise e spoglie, un po' come queste, ma quello che sento è sempre e solo mio. Passa la ragazza che lavora di fronte al mio negozio e mi urla " signora, oggi ci trattiamo bene eh!". Sorrido e faccio di sì con la testa, ancora non ho neppure cominciato a mangiare e ho fame. Zuppa di cozze: le cozze fresche e buone, ma troppo peperoncino, un peccato. Erano settimane che non sentivo la tua voce: il peperoncino mi fa bruciare gli occhi che diventano lucidi, un po' per cose diverse. Non credevo che chiamassi e non so ancora come mi sento. Trancio di tonno fresco scottato: buono, arriva quasi freddo, ma è freschissimo; è tagliato alto, quasi crudo come piace a me, e morbidissimo. Penso di aver bisogno di credere di amare un uomo, o di averlo amato, e che quell'uomo non sia più tu, perché l'uomo che amavo, che amo, che diceva di amarmi non mi avrebbe procurato tanto male intenzionalmente. I pomodori sono solo di contorno al piatto, ma li mangio, sconditi sono buoni lo stesso. I pomodori mi servono. Chiedo il conto e vado via, un po' più sola di quando sono arrivata.

mercoledì 24 agosto 2011

PERLE E SASSI


Come se non ti avessi detto niente, come se tutte le parole del mondo dette e anche quelle pensate respirate sognate sputate in faccia o sulla schiena fossero sparite: avessi saputo che bastava così talmente poco ti avrei consigliato prima di farti una vacanza. E adesso penserai che sono arrabbiata, no di più, incazzata o peggio, peggio di tutte quelle cose che di solito gli uomini esseri superiori pensano delle donne in preda a crisi isteriche, crisi che probabilmente sto avendo proprio in questo momento, forse. Ma non è "arrabbiata" la parola giusta: proviamo con "stanca" "schifata" "disillusa" "accasciata". Perché per arrabbiarsi bisogna mettere in moto e fare circolare un carico di energie che io non posso più permettermi di consumare. Eppure le parole, lo so io e lo sai anche tu, sono così meravigliosamente dolci e consolanti; ci fluttuano dentro per giorni e mai svaniscono, restano lì come odore lontano, profumo di ricordi mai spenti. Le nostre parole io le avrei salvate tutte, una per una a costo di morirci io dentro quel lago nero; che loro vivessero al mio posto, che mi sopravivessero come i figli per una legge nostra dovrebbero sopravvivere ai loro genitori. Ma non le vedo intorno e ho disimparato a nuotare per andarmele a ripescare: confido nel fatto che un giorno verranno a galla, come i corpi morti che dopo essersi inabissati tornano a cercare l'aria dei vivi.

lunedì 22 agosto 2011


Oggi ti amo di un rosso colore-di caldo tepore-di liquidi dolci-di secco sentire-di morbido umore.

domenica 21 agosto 2011


Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca
Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca Oggi ti amo con la bocca

martedì 16 agosto 2011

E GLI ASINI CHE VOLANO


Parlo con te. Parlo da sola. Parlo con qualsiasi cosa: con la matita, il giornale, la borsetta da sera, con gli asini che volano (proprio ieri sera ne ho visto uno bellissimo verde con striature gialle). Ti racconto di me di continuo, di quello che vedo, di cosa mi fa ridere, della gente che mi ferisce; ti chiedo consiglio: tu non mi rispondi quasi mai. Continui a guardarmi e a sorridere con l'unica espressione di sorriso che conosco, sempre la stessa ripetuta all'infinito: non è confortante come può esserlo un'abitudine o un gesto conosciuto. Non lo è. Prima o poi gli oggetti destinatari delle mie paturnie mi si rivolteranno contro coalizzandosi in un esercito di milioni di atomi secchi ed io sarò spacciata; non mi faranno male, lo so, non esistono i pagliacci di poltergeist, ma il dolore verrà da quel vuoto, dalla scomparsa di figure colorate ormai diventate amiche, dal tuo "sparire" insieme a loro. A quel punto forse parlerò ancora all'aria, o forse parlerò in silenzio, o forse sarò costretta a tacere e a chiudere gli occhi per evitare di vedere te che non ci sei.

lunedì 8 agosto 2011

UN'ESTATE QUASI FA


L'estate dei miei quattordici anni, Antonio, mio dirimpettaio di casa, si presentò al mio cancello con al seguito il suo fratello minore e un amico, tale Donato. Il motivo della visita era la candidatura a mio fidanzato dell'amico di cui sopra. Il peroramento della causa durò per ben tre giri lenti lenti del mio giardino, strinsciando quasi lungo i muri perimetrali, ma io che non ci avevo mai pensato all'idea di avere un fidanzato, tantopiù che Donato aveva la faccia di un mezzo delinquente e l'idea di dover baciare qualcuno mi provocava uno S C H I F O improvviso (lo scrivo distanziato e maiuscolo perché qui in rete pare faccia più impressione scritto così), continuavo a scuotere la testa in segno di diniego. Giunti alla fine del terzo giro e dopo una mezz'oretta di chiacchere (Antonio era un ragazzo di tre anni più grande di me, intelligente e all'epoca abilissimo oratore), e avendo capito che non sarebbe mai riuscito a convincermi avanzò la sua di candidatura a fidanzato. Rifiutai. Stamattina l'ho incontrato: viene a trovare i genitori che ancora vivono nella campagna di fronte a me, è diventato un bravo oncologo, è sposato e ha due bei bambini intelligenti quanto lui e sua moglie. A volte qualcuno riesce anche a fare la scelta giusta.

martedì 2 agosto 2011

NON CI SI ABITUA ALLA PIZZA SURGELATA


Non ci si abitua alle cose che ci cascano di mano, al frigo vuoto, al silenzio dei passi singoli. Alla gente che litiga senza motivo, ai bambini che piangono, al cibo che finisce in una pattumiera. Alle morti e ai disastri; neppure a quello ci si può abituare. A stare lontano da chi si ama, all'ingiustizia del sentimento non ricambiato, al televisore che all'improvviso smette di funzionare. Al non avere i soldi per comprarsi un libro, alla malattia di chi ci sta accanto, ai dolori del ciclo. Al cellulare che non prende, alla pioggia improvvisa, agli addii. Non ci si abitua all'abbraccio di un bambino, a certi baci che sembrano sempre "il primo", a quegli abbracci che ci fanno mancare l'aria. Alle tue mani; a sentire la tua assenza tanto quanto la tua presenza; ai tuoi toni di voce; alla tua risata. Non ci si abitua alla pizza surgelata; e io ancora non mi abituo a te.