mercoledì 16 novembre 2011
COSA VUOI DA BABBO NATALE
Se questo dolore potesse chiamarsi per nome si chiamerebbe apocalisse o forse solo oblio; magari marta, vincenzo, barbara; se questo dolore avesse una forma sarebbe un lunghissimo tunnel di cui non si vede la fine, un grande bastoncino per le orecchie che riesce ad arrivare dappertutto. Se fosse odore sarebbe fumo che soffoca, afissia senza pietà o possibilità di redenzione. Ma possibile che per te sia stato così facile maledetto stronzo bastardo? Dimmi, come fai? Dimmi qual è il segreto per girarsi dall'altra parte e dimenticare un intero paesaggio. Ci ho messo un anno per avere la forza e tu meno di due minuti di messaggi scritti su di un telefono del cazzo. E vorrei che bruciassi, torcia ardente, cenere spazzata dal vento, che ti spellassi strato dopo strato consumandoti sotto la luce del sole.
E invece no.
Ti ricomporrei mille volte usando pinze da chirurgo, lente d'ingrandimento da grande filatelico, filo di seta con baco vivo annesso. Decisa come sempre; trottola roteante; matassa imbrogliata.
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