mercoledì 30 novembre 2011

IO TI VOGLIO


IO TI VOGLIO. Lo ripeto come un mantra in ogni istante della mia giornata: già nel sonno e poi da sveglia ancora calda di coperte. Ne parlo con tutti, a tutti disegno la forma del mio desiderio che altro non è che la tua, che sempre ho sotto gli occhi, profumo di carne nelle narici, succo che disseta le paure. IO TI VOGLIO. Lo spiego a chi può capirmi: lo dico agli aberi agli uccelli ai vermi ai cani per strada, lo racconto mi racconto ti racconto come fossimo favola fatta di un solo nome, che diventa vento pioggia sole e bufera. E se tu smettessi di perdere la vista dietro pagine inutili, se ti abbandonassi al suono, se la ascoltassi questa mia terra che trema e respira e ansima, sentiresti che tutto nel mondo narra di me e del mio desiderio di te.

lunedì 28 novembre 2011

UN GIORNO RICOMINCEREMO TUTTO A COFETE


Non sono di fronte al mare ma il mio sguardo fisso e velato è quello di chi lo vede forse per la prima volta cercando di abbracciarlo a pieni polmoni. Non posso saperlo con certezza proprio io che il mare lo osservo sin da quando ero bambina; non così. E' lo stesso che vedi anche tu, ma sono gli occhi ad essere diversi oggi. Distante non solo chilometri; distanti di distanza infinita e irreale e profondissima da strappo che lacera con furia omicida. Credo di aver immaginato tutto, adesso: non c'è stata nessuna storia, non c'è stato nessun amore, non c'eri neppure tu forse, ma solo una me tutta sorrisi e grilli per la testa che voleva giocare. Ti ho cambiato sedotto arrangiato per diventare la mia canzone, quella che io avrei voluto ascoltare a non finire come i dischi di favole nel giradischi color arancio da bambina. Ed era caldo lì dentro, in quel cuore fatto di suoni e di luci colorate. Caldo di vapori profumati, abbracci senza fine, e baci ininterrotti. Solo il mare immenso capace di mostrarsi in tutte le sue facce indica che tutto il resto passa. E solo lui resta lì, sempre diverso e sempre uguale per chi come me ti vede ancora seduto accanto.

mercoledì 23 novembre 2011

PRIMO PREMIO


Sono una persona molto educata. Sono una persona troppo educata. Non urlo non alzo la voce non litigo non mi lamento: mai. O quasi mai. Se lo faccio di solito è coi parenti. "Con te si va troppo d'accordo. Insomma quasi ci si annoia che vada sempre tutto così liscio: ma com'è che non ti da fastidio niente? Che non ti incazzi mai, che non sbatti tappeti e rompi barattoli. Perché? Non te ne frega niente, ecco!"
E' che non ci sei più abituato più ad avere una persona felice intorno a te. Se ti amo, e ti amo, allora perché?
Devo stare male per movimentarti le giornate? Devo urlare per diventare credibile? E cacciarti via dal letto perché tu sia sicuro che scopo solo con te? Forse ora che mi gocciola il cuore sarà divertente il vedermi colorare qualsiasi cosa di piccoli pois rosso sangue. Puntini poggiati adagiati su marciapiedi, cappellini, tazze da thé, cuscini d'albergo, torte al cioccolato.
Creerò un mondo a pallini rossi di superba infelicità, liquido dolore e gelo sgargiante. Così, labbra strette e cuore chiuso sarò finalmente pronta per rendere qualcuno davvero felice. E allora tu saprai che è tutto merito tuo.

lunedì 21 novembre 2011

LACCI DA COMPETIZIONE


Tutto ciò che voi credete impossibile non lo è per me. Mi deridete come si deride una che ha perso il lume della ragione, che non l'ha mai avuto; ma vi sbagliate. Riesco a percepire chiaramente quando il suo pensiero è rivolto verso di me perché d'improvviso mi si apre il sorriso: sento quando fruga gli atomi nella ricerca di una mia qualche visione parola sospiro; e riesco allo stesso modo a sentire quando non sono compresa anzi esclusa cacciata ignorata cancellata a causa del freddo che mi invade le carni. E non scuotete la testa, lo so anche io che non lo conosco. L'altro giorno ero a casa di un amico e ho notato che lui ha uno strano modo di inforcare la forchetta per portare il cibo in bocca; fa tutta una specie di piroetta con la mano per fare arrivare il boccone a destinazione. E tu? Questo ho pensato. Io non lo so come mangi, mai ti vedrò. Questo vuol dire che non ti conosco? Di sicuro, non lo so. E forse non c'è mai stato nulla di reale in tutto questo, come dicono. Sì, non ti conosco affatto, non conosco le tue abitudini, i tuoi orari le tue preferenze di cibo, ma loro possono mai immaginare, potreste mai immaginare, cosa tu hai fatto per me? Ora non conta. Niente conta più. E vorrei per lo stesso motivo possedere un paio di scarpe coi lacci e andarmene in giro sempre lasciandole slegate. Ripeto, nulla importa: il colore dello smalto, l'orario dei treni, i giorni di vacanza. Io non ti conosco. E lo so anche io. Io ti conosco. E lo sai anche tu.

giovedì 17 novembre 2011

L'OTTANIO E' UN COLORE


Voglio una sedia, voglio metterla per strada e restare lì seduta a guardare. Guardo le signorine che passano e trascorro il tempo a chiedermi perché mai una donna dovrebbe indossare collants arancio col leggins corto bluette cappotto marrone scarpa color cuoio. Si capisce che quella è straniera, molto straniera non italiana ma nordica perché va in giro con la magliettina e basta (vero che oggi è caldo). Seduta a guardare. Se mi concentro abbastanza sulle mille forme e sui tanti colori non penso. Concentrati. La gonna troppo corta (mai corta come quella di una che ti si è strusciata addosso una volta). Concentrati! Le signore in giro ancora coi mocassini sfoderati e con le scarpe sportive estive ,che se non lo sapete montano il fondo di gomma chiaro e non scuro (le tue scarpe chiare allacciate). Piumini di tanti colori; quest'anno si usa il verde petrolio, diciamo così, che se lo chiami ottanio ti guardano tutti con una faccia schifata e poco ci manca che ti chiedano se improvvisamente hai cambiato le impostazioni sulla lingua (no la lingua no, questa non me la dovevi fare); con-cen-tra-ti ! Le biciclette, le scolaresche, i ragazzi spensierati: non ho mai portato i tacchi a 13 anni invece adesso tutte le ragazzine ce li hanno. E davanti a me, oltre la strada , la libreria " giunti al punto". Sono io. Ci sono. Sono qui. Arrivata. Costretta.

mercoledì 16 novembre 2011

COSA VUOI DA BABBO NATALE


Se questo dolore potesse chiamarsi per nome si chiamerebbe apocalisse o forse solo oblio; magari marta, vincenzo, barbara; se questo dolore avesse una forma sarebbe un lunghissimo tunnel di cui non si vede la fine, un grande bastoncino per le orecchie che riesce ad arrivare dappertutto. Se fosse odore sarebbe fumo che soffoca, afissia senza pietà o possibilità di redenzione. Ma possibile che per te sia stato così facile maledetto stronzo bastardo? Dimmi, come fai? Dimmi qual è il segreto per girarsi dall'altra parte e dimenticare un intero paesaggio. Ci ho messo un anno per avere la forza e tu meno di due minuti di messaggi scritti su di un telefono del cazzo. E vorrei che bruciassi, torcia ardente, cenere spazzata dal vento, che ti spellassi strato dopo strato consumandoti sotto la luce del sole.
E invece no.

Ti ricomporrei mille volte usando pinze da chirurgo, lente d'ingrandimento da grande filatelico, filo di seta con baco vivo annesso.
Decisa come sempre; trottola roteante; matassa imbrogliata.

lunedì 14 novembre 2011

SPAZI PUBBLICITARI


Mi hanno detto che un uomo innamorato cerca di accontentare sempre la sua donna; mi hanno detto che esce a fare shopping con lei! Mi hanno raccontato che è capace di stare seduto ore a chiaccherare coi parenti, che porta la colazione a letto. Raccontano poi che cerca di mangiare entro i confini della tovaglia per non far cadere a terra le briciole; che dice di sì anche quando vorrebbe gridare di no; che un uomo innamorato impara a cucinare e a stirarsi le camicie, perché adesso non è detto che la donna lo faccia. Mi hanno detto che se uno cucina, l'altro lava i piatti, e che, anche se è solo lui a lavorare, lei aspetta la domenica per fare le pulizie di casa. Mi hanno raccontato che un uomo innamorato scalerebbe le montagne (pazienza che qui da me non ce ne sono); che accetta di fare l'autista, di fare la spesa, e di mangiare cibo in scatola. Che è capace di restare sveglio se la sua donna non sta bene, anche se il giorno dopo deve fare una levataccia. Mi hanno detto che è naturale discutere arrabbiarsi dirsi le peggio cose e poi ritornare al punto di partenza. Raccontano che un uomo innamorato resti sempre innamorato della sua donna, che è e sarà sempre la sua donnamogliecompagna, e che non vuol dire niente se fa l'amore con qualcun'altra ogni tanto (si sa che la convivenza porta con sé un po' di noia), che il sesso non conta niente. Raccontano un mucchio di cose oggigiorno per vendere un prodotto; io alla pubblicità non credo più.

giovedì 10 novembre 2011

SE VUOI


Se vuoi sapere come ti amo prova a pensare a come tu ami lei. A come ti manca nel letto, quando allunghi un braccio e lei non c'è; a come vorresti averla accanto quando vedi qualcosa che vuoi condividere; a come ti incazzi per tutte le cose che le vorresti dire e che non puoi perché siete lontani; a quell'egoismo che ti porta a fottertene che lei abbia una vita sua, perché, se fosse per te, la terresti sempre in tasca e la metteresti fuori all'occorenza; ai baci a cui rinunci con fatica. Se vuoi sapere come ti amo pensa ai miei silenzi e non alle mie parole; pensa a quei mai di tutti i messaggi non spediti; alle telefonate mai inviate; a come aspetto che sia tu a dirmi che sei ancora vivo e che stai bene. Se vuoi sapere come ti amo pensa a come cerco di amare anche lei pur di non perdere te; a come ascolto gli aneddoti della vostra meravigliosa vita insieme. Se vuoi sapere come ti amo, se vuoi.

mercoledì 2 novembre 2011

MILLE ANNI


E allora tu, raccontami dell'amore, di quando l'hai vista per la prima volta, di quando l'hai amata con le mani la prima volta. Fammi essere morbosa, fammi sbirciare dal buco della serratura di questo tuo amore. Voglio poterci credere. Voglio poter vedere. Raccontami com'è stato parlare con lei all'inizio, se ricordi il suo vestito o se fu un profumo, il suo modo di ridere, di buttare i capelli all'indietro a colpirti. Se fu amore a prima vista, perché per me sarebbe così. Dimmi. Dimmi. Dimmi. Fammi essere curiosa, fammi infilare le dita nella presa di questo idillio, aprimi quella porta che è ancora sempre chiusa a mandata infinita. Mostrami come ti brillano gli occhi quando parli di lei, come cambia il tono della tua voce quando pronunci il suo nome, che è anche il tuo adesso. Divoro la vostra storia come un romanzo appassionante, come i pop corn durante un film d'azione. E non stupirti, e non essere sorpreso da me, e non pensare che mi stia facendo del male. Ti dico dimmi e raccontami e mostrami perché io ho mille anni e ancora nessun amore.

NON IDONEA


No. E ancora no. Tutto sbagliato Tutto al contrario. Non hai capito niente. Non ho capito niente. Io. Io che pensavo alla frasi costruite come si deve: soggetto predicato e complemento. Non si usa più. E la punteggiatura, poi, morta. Così ha detto. Che alla notizia non ci volevo credere e non ci credo nemmeno ora. I pensieri salgono come rigurgito, nausea per odori irrespirabili. Inutile cercare giustificazioni che lasciano, sì, il tempo che trovano. L'hai detto tu ieri sera e ancora non mi capacito. A quante cose occorre fare l'abitudine, a quante si è costretti a farla. No, l'amore non c'entra; no, il desiderio non c'entra. Siamo grandi adulti vecchi per tutte queste cose da libro "happy end": "non ti ha ritenuta idonea a trascorrere parte della sua vita con te". Tutto qui. Tutto qui?
"Signorina, lei non è idonea, se ne faccia una ragione: se lo puntelli sulla fronte, se lo scolpisca nelle carni, se lo incida nella cornea . lei è NON idonea."

"Professore, ma posso ritentare?"