domenica 22 maggio 2011
SOGNI 2
Finalmente posso rivederti dopo mesi; inutile dire che non vedo l'ora. L'attesa è cancellata nel sogno e io mi ritrovo direttamente in una camera d'albergo di fronte a te. Non c'è la frenesia di averti dentro, ma quella di averti sopra, addosso come un vestito che ci fa stare bene ad indossarlo. Ho le mani sul tuo petto e cerco di sfilarti la maglia e tu mi dici: "aspetta, devo dirti una cosa. Ho fatto un tatuaggio." Ti guardo come a chiederti cosa c'entra, la solita ruga mi si forma tra le sopracciglia e piego la testa di lato, a sinistra, come mi succede. Alzi la maglia e vedo il suo nome sul seno sinistro. Allungo la mano senza riuscire a toccarti: la tua pelle è incandescente per me. Non riesco più a guardarti. E poi penso che debba essere anche a causa del mio nome se mi succede quello che mi succede: una "L" nel diminutivo. Una lettera completamente aperta, che poi è anche per questo che mi piace tanto il suo suono così morbido, e prolungato quel tanto che basta per sentirne quasi il sapore in bocca. Una panchina in un parco, alla stazione, una sedia di plastica delle sale d'aspetto, un luogo dove sostare, dove riposare le stanchezze. Confortevole per i viaggiatori, i pellegrini o per chi passeggia, magari sotto il fresco creato dalla "A". Un luogo di passaggio: chi mai resterebbe seduto su di una panca per tutta la vita? No, è fatta solo per riprendere il fiato e ripartire, per riacquistare un po' di serenità, per avere la spinta giusta per ricominciare meglio ad affrontare il buio che torna o che può tornare. Bisogna essere dotati di una certa generosità e forza d'animo per essere una "L"; e di parecchi pacchi di fazzolettini per gli addii.
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ciao di passaggio con sosta di lettura
RispondiEliminaciao..mi fa piacere che tu faccia qualche tua sosta qui...l'ho letto solo ora..buonanotte
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