mercoledì 30 marzo 2011
martedì 29 marzo 2011
QUANDO
E' trascorsa un'ora da quando mi hai lasciato. Tu mi hai guastato il sonno; non è più vero che posso svegliarmi e riaddormentarmi quando voglio, adesso non sono più padrona nemmeno di questo. Allungo una mano per controllare che tu non sia accanto a me, e non ci sei: aspetto, ti aspetto, ogni notte.
E' quando sono di nuovo prossima al sogno che ti sento, tu che scosti le lenzuola per stenderti, tu che cerchi di capire se dormo oppure no e io che fingo indifferenza. Mi accorgo quando tu sei nei paraggi; se fossi cieca ti avvertirei comunque e non per i tuoi suoni e non per i tuoi odori, ma per come il mio corpo si tende involontariamente verso di te, per come la mia anima anela disperata verso la tua. Quando finalmente mi prendi, quando mi riempi ( perché tu sai che sono vigile nonostante resti immobile e con gli occhi chiusi) lo strazio della lontananza, della distanza della carne cessa di essere ed io torno quieta e morbida, felice. Sento come un sussurro lontano, le tue parole di fiato vicino all'orecchio (cerchi di darmi il colpo di grazia, uomo maledetto): "tu vuoi farmi morire". Ma resisto al silenzio e ciò che ti direi lo penso soltanto: vorrei che tu venissi a morire solo nel mio ventre e pronta ti accoglierei tra mille cuscini per renderlo piacevole.
domenica 27 marzo 2011
DIZIONARIO DELLA NUOVA LINGUA
Ho bisogno di parole nuove per noi. Parole mai pronunciate, mai udite, mai condivise, per chiamare per nome qualcosa che ancora nome non ha.
PARSIA (parsìa, s.f.): la rotondità della "P" per descrivere come la tua lingua mi riempie la bocca; la "A" per come mi apro verso di te; la "R" per il groviglio; la "S" per come scivola; la " ì " (accentata) che indugia; la "A" che la libera.
SHULT (sciult, s.m.): è quando mi hai disteso, e hai fatto scorrere la tua mano sinistra sulla mia coscia fino a salire, fermandoti al seno. La "S" per lo strofinio; la "H" per l'incontro di due corpi; la "U" per il mio che si arcua sotto i tuoi gesti; la "L" per la dolcezza; la "T" per l'attrito.
COMDIB (comdìb, s.f.): il tuo perenne sorriso verso di me. La "C" per il taglio delle tue labbra; la "O" per il flusso che giunge a me; la "M" per il suo perdurare; la "d" per la pienezza e la direzione; la "I" per un attimo di quiete; la "b" per la mia risposta.
ILIS (ilìss, s.m.): sei tu dentro di me, in uno qualsiasi dei miei buchi (bocca, vagina, ano). La "I" per il tuo vigore e per la tua spinta; la "L" per la prosperosa calma; la "I" (di nuovo) per la tua ferma volontà; la "S" perché si scivola in luoghi oscuri e sconosciuti.
Una volta ho fatto l'amore con te. Con te ho fatto l'amore la prima volta.
mercoledì 23 marzo 2011
LA LISTA DELLA SPESA
Caro Amore mio, sono uscita senza svegliarti perché ancora non so dove tu viva...se dovessi avere tempo, oggi, ti prego di voler fare tu la spesa...la mia giornata oggi è senza fine...ti amo.
P.S. qui di seguito troverai la lista delle cose che ci occorrono. Grazie.
7 ore e 1/2 di tempo, tagliato largo (la scorsa volta ci hanno fregato, amore, te lo ricordi? tra una cosa e l'altra non abbiamo avuto il tempo per nulla)
2 litri di amore liquido (non servirà probabilmente, ma meglio essere previdenti ed averne sempre una scorta pronta in caso di necessità; nel peggiore dei casi lo surgelo)
4 chili di risate di prima scelta (e fatteli dare da quello nuovo, che i soliti non vanno più bene)
3 scatole di baci (facciamo metà senza lingua e metà con)
5 fusti di abbracci forti (controlla che le confezioni siano integre, per favore, perché non vorrei perdermene neppure uno mentre li spostiamo da una parte all'altra, con quello che ci costano...)
5 o 6 sacchi di sesso grezzo (regolati tu, dipende da quello che hanno disponibile, in ogni caso a nessuno dei due piace quello che brucia e si consuma subito...perciò, mi fido di te)
8 bottiglie di sguardi intensi (vorrei sia quelli più acerbi, che i barricati...li vorrei perché magari li sceglieresti così anche tu)
3 metri quadrati e 1/2 di nudità totale in sfoglia già preparata e stesa (se dovessero avere quella da stendere, amore, dovresti aggiungere almeno altre 2 ore di tempo, tienilo a mente che è importante)
Se riuscissi a trovare tutto, inutile dirtelo, sarebbe magnifico: a quel punto non rimarrebbe altro che "trovarsi" noi due. Se hai bisogno di un segno di riconoscimento, io sarò quella che ti aspetta da sempre.
Buona giornata, Amore mio
SETTEMBRE 2010
Tra masse di acciaio e lastre di vetri accecanti ecco un oasi: un piano ed un violino. Il brusio di chi acquista e di chi vende è così lontano da sembrare inesistente. Dolce è straziante come solo il suono prodotto dall'archetto può essere, rimango ipnotizzata da quel suo dondolio. Il cuore trabocca di gioia e dolore in una moltitudine di sentire diversi che non so spiegare. I ricordi di un'altalena si fondono e si confondono con quelli di me lontana. E' la magia del violino. Il vigore dei movimenti, la passione che trabocca dalle corde pizzicate, sfiorate, accarezzate con forza mi rammenta scene perdute chissà dove. Il colore del legno è pelle baciata dal sole scossa da fremiti infiniti. La cassa diffonde odori di vaniglia e caffé appena fatto. Null'altro resta se non l'ascolto.
martedì 15 marzo 2011
SFOGHI (NON CUTANEI)
Stasera parlo a te, che mi hai svegliato quindici minuti fa (non stavo dormendo, ma tu non potevi saperlo), con un sms idiota nel quale per l'ennesima volta mi fai capire che mi vuoi. Sì, che mi vuoi scopare; perdonami, tu la odi questa parola (ma si sa io sono volgare), preferisci dire che tra me e te c'è questa energia che non riesci a controllare (il tuo pisello riconosce la mia voce, così dicesti), questa chimica che non hai mai avuto con nessun'altra, neppure con la tua fidanzataquasimoglie. Eh già, perché tu sei fidanzato, ma chissà perché quando hai le voglie non ti sfiora minimanente di sfogarle con lei: e questa sera cosa era? ah sì, eri in albergo da solo, una doccia enorme con dei vetri enormi, e tu ci vedi solo i miei seni schiacciati sopra. Come quando vedi un paio di scarpe a tacco alto e ci vedi me dentro, ovviamente nuda. La fidanzata è un dettaglio, come lo è che sono tre anni che non mi faccio mettere le mani addosso da te; sto cercando di ricordarmene il motivo: ecco, forse ora ricordo...credo potesse essere perché tre anni fa ti amavo, ti amavo con tutta la tua fidanzata sfortunatamente (vabbeh anche io me le vado a cercare), e tu lo sapevi. Sì, sapevi che mi ero innnamorata di te, che avrei fatto le valigie senza pensarci un attimo, lo sapevi e tu non mi amavi. Ma non ce l'ho con te per questo. E per cosa allora? ...ecco ricordo di nuovo...forse perché dopo che mi hai scopato di nuovo (scusami, ma questa parola non riesco a sostituirla in certe circostanze), mi hai candidamente comunicato che ti saresti sposato. Sono passati tre anni e non è ancora successo: ancora continui a stare con una donna che non ha piacere a fare l'amore con te (adesso che ha trent'anni, figurati come sarà tra dieci), e che tu non desideri neppure, però la ami, certo. Sarò stupida, ma non me lo spiego. Stasera credo di averti detto abbastanza chiaramente di immaginare quello che vuoi, ma di non coinvolgermi nei tuoi deliri di passione, perché qui di passione (nei tuoi confronti) non ce n'è più. Sicuramente non leggerai questo sfogo, perché le mie identità alternative non ti hanno mai interessato (tu volevi l'originale, come se io non fossi quella che sono anche qui), ma se dovessi farlo, se dovessi leggerlo, sappi che nel profondo del mio cuore penso che tu sia un coglione (senza offesa, si intende, e avrai sempre un posto tra i miei amici), che non ha capito che tutto il sesso strepitoso che c'era tra me e te c'era perché io ti amavo, e amare per me significa donarsi. Senza riserve. Ma (un "ma" c'è sempre nei racconti migliori, e anche nei peggiori) ci si fa una ragione ad un certo punto, ed io l'ho fatto: ho capito che non mi amavi, e non importa, ma che tu abbia approfittato del fatto che ti amassi per farti le migliori scopate della tua vita (questo è quello che mi hai sempre detto), questo non credo di potertelo perdonare. Spero che tu abbia una vita ricca di atti masturbatori (me lo racconti come fosse naturale), una bella casa, ed una bella moglie soprammobile, insomma che tu abbia tutto quello che desideri. Quello che desidero io, invece , è di non essere più desiderata da te.
domenica 13 marzo 2011
Sono sveglia da un po', forse da giorni, gli occhi sbarrati che fissano la strada: la mangio arrancando, un pezzo alla volta, senza saziarmene mai. Quando arriverò sarà tutto diverso; quando arriverò lo sarò anche io. Lo sono già adesso, mentre la lancetta dei secondi salta sul quadrante, mentre sposto le mani sul volante, mentre guardo le unghie laccate di fresco. Ho rimesso lo smalto quattro volte da ieri sera, e non c'è stato verso di stenderlo come si deve. Tremavo. La perfezione è difficile da raggiungere, e presto ci si rende conto che non ne vale neppure la pena. Quando arriverò, se arriverò (ora inizio a dubitare di farcela, a temere per il mio cuore forte, ma vile) troverò un abbraccio ad accogliermi, la voce che mi dice che va tutto bene; sarà un attimo e poi sarò acqua di fiume che scorre. Persa. Odore fumante. Carne che urla. Sono ancora sveglia, da quanto non so: un bianco mi abbaglia, un sole mi culla.
sabato 5 marzo 2011
Avrei voluto prendere un foglio di carta e scrivere lì quello che volevo dirti, come facevo da ragazza quando urgeva quel quasi urlo da dentro. Avrei voluto che imparassi a riconoscere la mia scrittura, forse che la potessi anche ricordare, nonostante avessi potuto, un giorno, dimenticare me. Avrei voluto dirti che ho sbagliato ad affrettare le cose, a chiederti l'impossibile, nonostante tu mi sussurassi che era proprio l'impossibile il tuo unico desiderio. Ero così presa dall'entusiasmo da non considerare il pericolo che si nasconde dietro l'abbagliante luce della realtà, pronta al nuovo assetto che avremmo avuto io e te. Un po' come quando si decide di acquistare un mobile, e nell'attesa della consegna si sposta tutto per far posto al nuovo arrivato: gli oggetti migrano da una parte all'altra della stanza ricollocandosi secondo un'armonia che è tale solo in potenza, quando lo spazio lasciato vuoto verrà colmato. Accade poi che qualcosa non vada per il giusto verso, accade poi che per un motivo o per un altro l'acquisto venga rimandato: ma a quel punto non si può tornare esattamente a prima, le cose sono mutate, non ci si ricorda più il posto preciso di ogni oggetto, e ancor di più ci si è già quasi abituati a quel cambiamento che tornare all'identico indietro non è accettabile. Ma ci si adatta. Conservando parzialmente quel vuoto. Aspettando con speranza. Avrei voluto ricordarti che dopo che tu hai scelto me, io ho scelto te; e che scegliere non è stato per me un passatempo, un modo diverso di tracorrere le giornate di pioggia. Ma tu sai a volte cose che neppure io so. E le sai prima di me. Avrei voluto prendere un foglio di carta, e non l'ho fatto, per dirti che siamo nati parole e che possiamo anche restarlo.
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