domenica 5 giugno 2011
VANEGGIAMENTI
Credevo che mi avresti chiamato, stanotte, e non in un momento qualsiasi, no; ero sicura che il telefono avrebbe squillato alle 2, e ti avrei sicuramente aspettato fino alle 2:15. Non è successo, ma ti chiederò certamente spiegazione del perché tu abbia mancato al nostro appuntamento così a cuor leggero. Avrai una scusa plausibile, so anche questo, una scusa che non ammetterà repliche da parte mia, come sempre accade, ma che sarà pur sempre una scusa. E mi dirai che anche se non hai chiamato tu eri con me, incastrato tra le pieghe del lenzuolo, o come il fazzoletto sotto il cuscino, o ancora perso nel letto come quel calzino che ci si sfila quasi dormendo. Oppure non me lo dirai affatto perché non ce ne sarà bisogno, perché non te lo chiederò, perché perché perché. Perché la testa non si ferma, e il cuore corre, ansima, annaspa da quando ti amo, da quanto ti amo. Da quando? Le parole non bastano più; le combinazioni possibili risultano già insufficienti a descrivere, misurare, pesare, definire. Da quando amo.
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