TU che sei arrivato fino in fondo allontanati mettiti lì nell'angolo lì, nel cono d'ombra che io non possa vederti che io dimentichi di averti fatto entrare di averti dato chiavi e mappa. TU che sei arrivato fino in fondo adesso esci, piano, così come ti sei avvicinato quasi sussurrando canticchiando a bocca chiusa mille melodie per cuori facili come il mio. vedi? rendo la conclusione più semplice tu che sapevi da principio come sarebbe andata a finire. TU che sei arrivato fino in fondo non guardarmi, ti prego, muoio di vergogna adesso che so quello che tu già sapevi ora che so che essermi mostrata a te è stato inutile quasi come amarti.
Sentirai il mio nome un giorno, non come grido, ma come parola di carne che non risponde all'appello. E sarà il cucchiaio che cerchi a tavola e non trovi, le chiavi dell'auto scomparse improvvisamente, il calzino che ha smesso di fare coppia, la penna preferita che manca. E ogni oggetto non esisterà più per caso, ma sarà testamento di un'esistenza bandita, di un volto disciolto nelle memorie, di una voce che non canta più. Forse allora, circondato da tutti gli altri oggetti che sembrano riscaldarti la vita (e lo fanno), forse dico, e forse ripeto, brucerà come sigaretta sulla pelle la mancanza degli altri che hai lasciato andare, degli altri che erano me, di quello che eri tu nel mio mentre, di quelli che erano diventati presto noi. Oppure continuerai a sostituire il cucchiaio con un'altra posata, ad usare il mazzo di chiavi di riserva, ad uscire senza calzini. E senza mai chiederti il perché.
Stasera non ti scrivo, stasera; perché sono una ragazza divertente e sempre col sorriso. Stasera no. Ti ho fatto ridere tanto con la mia cadenza leccese che non mi va di giocarmi tutti i punti accumulati in una sola volta. Ho mangiato il brodo ed ho pianto, ma il brodo non cambiava sapore anche se ad un certo punto era tutto mescolato; ho ripensato a quando si fa il bagno in mare l'estate e viene giù la pioggia: tutto si mescola anche lì, e neppure il mare cambia sapore. Prima del brodo ero in bici e pensavo che sarebbe bastato rallentare al semaforo: quanto ci vuole per morire? E se non si muore subito? E se non si muore affatto? Poi sono arrivata a casa ed era caldo, anche se un maglione in più va bene lo stesso (meno si consuma meglio è). Arriverà che scriverò vendesi su tutto: sui libri, sui vestiti, sulle scarpe, sui capelli (come si fa a scrivere sui capelli?). VENDESI, scritto maiuscolo grande carattere arial black così si vede meglio. Poi quando sarò rimasta solo io chiederò a qualcuno di gettarmi cortesemente da qualche parte: sospetto che da sola non ce la farei, sospetto di avere bisogno di aiuto a quel punto. Sospetto che non sarà un problema per nessuno. Poi vedo una cucina, la luce gialla, una cena che va in tavola e persone sedute e tu che mi chiedi se puoi aiutarmi; e io che semplicemente ti dico: "no amore, cosa vuoi che mi serva? Io ho già te."