martedì 28 febbraio 2012
FIABE DELLA BUONANOTTE
E ora lascia che io ti racconti il mio desiderio. Tu mi vedi e credi di sapere: vedi un viso bambino carico di promesse, acerbo di speranze; credi, guardandomi, che io abbia pudori, che sia riservata, che io mi copra per vergogna. E invece osservami. Avvicinati. Il mio corpo è il mio vestito più bello, l'abito che indosso per parlare con la gente, il modo, l'unico che ho, per poter conoscere questo mondo. Ancora guardami: ti sembra di vedere una ragazzina, ma la mia anima è antica cento e cento anni, magazzino di odori e forme, coppa di ogni mio sentire. E ti sbagli quando pensi che io non mi avvicini a te per timore. Se io ti desiderassi, tu lo sapresti per prima: mi nutrirei della tua distesa di carne tremante, e tu sprofonderesti quieta e vigile in silenzi sopiti come i piedi affondano nella terra asciutta; sapresti del mio desiderio ad ogni tuo deglutire; e guardando le tue mani, esse ti sembrerebbero vuote ogni volta che le mie non fossero lì a riscaldarle. No, corpo perduto, se io non ti ho avuta è solo perché non ti ho mai desiderata; se io non ti ho presa è solo perchè la tua anima non colmerebbe uno solo dei pori della mia pelle lunare; se la mia lingua non è conficcata come un dardo nella tua bocca è perché io so che tu non saresti pronta a contenermi. E ora guardati e guardami: ora sei capace di vedere?
mercoledì 22 febbraio 2012
UNA CUCCIA
Una cuccia. Un abbraccio. Una voce che mi dice che tutto andrà bene; che niente è così brutto come sembra; che ogni cosa può risolversi; una bugia. Cento. Mille milioni di calde cadenti suadenti bugie. Miracoli capaci di far ancora nascere un sorriso. La cuccia, quella che mi hai promesso: niente castelli, niente auto di lusso. Solo una cuccia calda di stracci corpi e respiri e mani che si tengono strette. Dove l'hai messa la mia cuccia ora che ne ho bisogno?
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